Il medico che prescrive sostanze dimagranti vietate può rispondere di omicidio colposo

07/05/2019

Con sentenza n. 2102 del 25/2/2019  la Corte di Cassazione ha confermato la condanna per omicidio colposo di un medico che aveva prescritto ad una paziente una cura dimagrante a base di fendimetrazina, in associazione ad altre sostanze farmacologicamente attive, nonostante il divieto introdotto dal D.M. del 24/01/2000 e, comunque, per un periodo superiore a tre mesi, in violazione delle disposizioni contenute nel precedente D.M. 18/09/1997,  pur essendo consapevole dei rischi che la stessa poteva comportare e senza considerare lo stato psico-fisico della paziente (che aveva perso circa 7 kg di peso al mese), nonché  omettendo di acquisire le informazioni amnestiche e di disporre gli accertamenti clinici strumentali che si rendevano necessari per valutare l'opportunità del trattamento farmacologico prescritto. In particolare, la Suprema Corte ha ritenuto condivisibili le conclusioni dei giudici di merito circa la pericolosità della fendimetrazina  rappresentata nei decreti ministeriali, e confermato la sussistenza del nesso causale tra la cura somministrata dal medico e il decesso, attribuibile ad uno squilibrio idroelettrico del miocardio, essendo stato accertato che l’assunzione prolungata di tale sostanza, in associazione ad altri farmaci, aveva aumentato il rischio di morte in una paziente affetta da problemi cardiocircolatori, obesa e quindi già esposta a crisi ipertensive.  

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